C’era una volta un re che amava la caccia, un giorno si trovava nel bosco e vide un bellissimo cerbiatto, tese l’arco e nel momento in cui stava per tirare la freccia,vide una strana figura apparire davanti a sé.

Un essere deforme, magro da far paura, sporco,coperto di stracci luridi e con piaghe in tutto il disgraziato corpo dalle quali usciva un fetido liquido giallastro.

“Chi sei? Un mortale o un demone dei boschi?”Chiese il re stupefatto?

“Maestà sono un uomo”rispose la strana creatura”e sono qui per salvare sia quel cerbiatto che te stesso”

“Salvare me? E da cosa?”Chiese il re.

“Maestà, se mi permette vorrei raccontare la mia disgraziata storia”

Il re acconsentì.

“Maestà”inizio a parlare umilmente il vecchio”tanto tempo fa io ero un facoltoso proprietario terriero.Un giorno la mia vacca favorita si perse e andai cercandola per boschi e valli fino a perdermi nel fitto della foresta.Dopo giorni e giorni, affamato e disperato, vidi un bell’albero di mango con dei bellissimi frutti.L’albero si trovava proprio sull’orlo di una scarpata , sotto il quale un fiume turbulento scorreva.la fame fu piu forte di ogni sensatezza e salii su un ramo per cogliere uno di quei succulenti frutti, purtroppo però il ramo cedette e caddi nel fiume.Riuscii malgrado tutto a raggiungere la riva e mi trovai in un paesaggio inospito, abbandonato da tutti. Passai giorni li nutrendomi solo di qualche frutto e bevendo acqua del fiume.Dopo qualche giorno sentii una voce dall’alto dello strapiombo che mi chiese:

“Sei un umano?”

“Si, e mi sono perso da giorni, ma non sono ferito,però credo che morirò presto”

Vidi una grande scimmia che mi guardava........e subito dopo una pioggia di frutta cadde dal cielo

Il giorno dopo questa scese fino a dove mi trovavo e mi ritrovai di fronte un’enorme esemplare di scimmia con uno sguardo di un’umanità impressionante.

“Attaccati al mio dorso e cercherò di portarti su”

E cosi fu, mi attaccai a lei che con una mano mi sosteneva per non farmi scivolare e con l’altra cercava di arrampicarsi su per lo strapiombo. Finalmente riuscimmo ad arrivare in alto, la povera bestia era stremata e si buttò sotto un albero per riposare. La guardai con infinito riconoscimento, ma mentre le ore passavano, la fame mi attanagliava e iniziai ad ooservarla non piìu come l’essere che mi aveva salvato la vita ma come carne fresca.Con un tremendo rimorso visi in quella bestia niente altro che carne da mangiare e fu cosi che presi una pietra e gliela tirai in testa per ucciderla.Ero debole ed il colpo la ferì soltanto.Si sveglio e iniziò a guardarsi attorno per capire da chi era venuto l’attacco e finalmente mi guardò con uno sguardo pieno di tristezza e capi.

“Mi dispiace di aver causato in te un pensiero cosi tremendo, so cosa devi aver provato nel vedermi li distesa dopo tutti questi giorni di quasi digiuno e per colpa mia hai avuto un pensiero tremendo che avrà conseguenze orribili nella tua vita.

Incominciammo ad incamminarci in silenzio verso l’uscita del bosco, la mia salvezza. Ad un certo punto la scimmia mi disse:

“Dopo aver meditato mi sono resa conto che mi stavo vantando con me stessa di essere una specie di eroe e come saprai la nostra caduta sempre inizia con una stupidaggine da poco conto, però rapidamente creiamo un precipizio morale-l’egoismo-che è più profondo di quello in cui sei stato intrappolato.Adesso hai dissipato ogni resto della mia vanità.Disgraziatamente hai tenuto che pagare un alto prezzo che avrà conseguenze tremende nella tua vita.Ti prego non cadere piu nella tentezione di simili atti e ricorda che le cattive azioni iniziano sempre con un cattivo pensiero.

Mi accompagnò vicino alla mia fattoria e scomparve pèr sempre.La mia vita ricominciò normalemnte e la vergogna che sentivo per quell’atto scomparve. Anni dopo venne a visitare il mio villaggio un maestro del tempio e per insegnarci la moralità(dharma).Disse che i suoi insegnamenti venivano da una scimmia che viveva nelle pendici dell’Himalaya e che aveva una cicatrice nella testa, grazie alla quale gli umani la riconoscevano come l’Illuminato.

Quello stesso giorno caddi malato, i miei mi ripudiarono, i miei amici mi allontanarono ed eccomi qui, solo, povero e malato.Da quel giorno giurai di salvare tutti gli animali e vorrei un giorno morire per amore ad un animale indifeso e per questovi chiedo Maestà di non commettere un atto che potrete poi pagare per il resto della vita.”

Il re da quel giorno vietò la caccia nei suoi domini e considerò quel vecchio un uomo santo.

Questa storia è tratta da un magnifico libro che ho letto già varie volte e che considero una perla di saggezza: " Peregrino de Chamundi" di Ariel Glucklich

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